Accompagnamento malati e famigliari

L’esperienza di una malattia importante, che colpisce noi o una persona cara, è quanto di più doloroso si possa vivere.

Chi subisce una diagnosi infausta vive la paura. Paura del dolore fisico, paura di perdere la propria autonomia, paura di  veder venir meno la propria dignità. La persona malata entra in contatto, forse per la prima volta, con il senso di finitezza che la rende ancora più vulnerabile. In questa dimensione dell’esistenza è importante trovare un senso che permetta di affrontare al meglio la prova a cui sottopone la vita.

Chi vive accanto ad una persona cara ammalata soffre. Soffre spesso in silenzio.  Si prende carico di tutto quello che è possibile per dare il massimo sostegno. Vive un profondo senso di impotenza quando nulla può fare per sollevare o risparmiare la persona cara dal faticoso decorso della malattia. Possono scaturire sentimenti ambivalenti, sensi di colpa o paura di non farcela. Per questo è importate il prendersi cura di chi cura, affinché lo possa fare al meglio e allo stesso tempo possa trovare, nell’accompagnamento, anche momenti di piacere e di gioiosa vicinanza.

Ho vissuto personalmente l’esperienza di assistere e accompagnare mio padre nella sua malattia. Ciò che ho imparato, da questa prova, da mio padre e dal mio essere figlia accanto a lui, si è trasformato nel desiderio di portare la mia esperienza alle persone che vivono situazioni analoghe. Da diversi anni sono anche volontaria all’Hospice di Trento. Ho affinato la mia sensibilità e la mia attenzione ai vissuti non solo dei malati, ma anche di chi accompagna, di chi giorno dopo giorno assiste al lento degrado della persona amata.

Uno spazio adeguato come quello del counseling in cui poter parlare liberamente dei propri vissuti, qualunque essi siano, è qualcosa che può fare la differenza in queste delicate situazioni della vita.  Sentirsi sostenuti, compresi e accompagnati contribuisce a vivere meglio l’esperienza della malattia, sia per se stessi che per l’altro, trasformando il modo di “starci dentro” in un'occasione di profonda e reciproca vicinanza.

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